“Restiamo umani”: l’appello lanciato da cattolici e evangelici

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22 gennaio 2019. “Restiamo umani”, cattolici ed evangelici italiani lanciano un forte appello comune in occasione della Settimana ecumenica per l’unità dei cristiani. “Sull’immigrazione, scrivono, si deve cambiare linguaggio e intervenire: salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari, aprire nuove vie di ingresso regolare”. Il servizio di Giorgia Bresciani

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 Gennaio), cattolici e protestanti italiani lanciano un appello comune perché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti.

Scrivono:  “Se per tutti è un dovere nei confronti di chi abbandona il proprio Paese rischiando la vita nel deserto e nel mare, per i cristiani si tratta di un obbligo morale. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere, definirli come potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani – che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi.  Da qui il nostro appello perché – nello scontro politico – non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro storie di sofferenza”.

Ma al di là del metodo, il documento ecumenico affronta problemi di merito:

“Una politica migratoria che non apre nuove vie sicure e legali di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo ai vari paesi europei di duplicare o, comunque, di ampliare i corridoi umanitari, aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. È finita ormai la fase della sperimentazione e i risultati, positivi sotto tanti aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. E’ auspicabile passare quindi ad una generalizzazione di questo modello, che salva dai trafficanti di esseri umani e favorisce  l’integrazione. Per questo ci rivolgiamo direttamente al Governo italiano perché allarghi la quota dei beneficiari accolti nel nostro paese e si faccia promotore di un ‘corridoio umanitario europeo’, gestito dalla UE e da una rete di paesi volenterosi, prevedendo un adeguato sistema di sponsorship.”