Padova, migliaia con Libera contro mafie. Don Ciotti: “I nemici non sono i migranti”

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21 marzo 2019 Dal palco della manifestazione vengono letti i nomi delle vittime innocenti delle mafie. Il corteo iniziato alle dieci è arrivato in Prato della Valle per gli interventi finali. Tantissimi gli studenti presenti. La piazza è collegata virtualmente con tutta Italia, da Aosta a Palermo. Arriva il messaggio del presidente Mattarella. Scrive: Vogliamo liberare la società delle mafie. La scommessa di Libera è di far nascere anche nel Nordest l’antimafia, dove hanno messo radici le criminalità organizzate. Ventuno i pullman arrivati da tutto il Paese. “Le mafie – ricorda don Ciotti – sono presenti in tutto il territorio nazionale, come dice il rapporto che è stato fatto dal parlamento. Si sono rese più flessibili e reticolate, sono loro che fanno rete e crescono nelle alleanze. Soprattutto – aggiunge – sono diventate imprenditori e imprenditrici. Non possiamo dimenticare questa area grigia di commistione tra legale e illegale”. Il servizio di Marino Galdiero

 

Per vincere la mafia serve consapevolezza e capacità di tessere reti sul territorio: così rilancia l’importanza dell’impegno dal basso, accanto a quello delle istituzioni, la vicepresidente di Libera Enza Rando.

 

Le mafie hanno pesantemente infiltrato anche il Nord Est. La Chiesa di Padova ha sottoscritto l’appello “Il Veneto si ribella al metodo mafioso”. Un richiamo di cui c’è bisogno dice don Giorgio De Checchi, referente di Libera a Padova.

 

Quella di oggi è una Giornata dedicata soprattutto ai ragazzi. Tutti noi dobbiamo  ricordare, ma soprattutto è ai ragazzi che dobbiamo trasmettere la Memoria, il senso dell’impegno per contrastare le mafie e affermare la legalità. Lo ha detto a Piazza InBlu Caterina Chinnìci, magistrato europarlamentare membro commissione Ue LIBE per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. È figlia di Rocco Chinnici giudice antimafia ucciso da cosa nostra  il 29 luglio 1983 a Palermo, insieme agli uomini della sua scorta e al portiere dello stabile dove il magistrato viveva