Ecuador, scontri: la Chiesa chiede “dialogo”

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9 ottobre 2019 A scatenare le proteste di piazza è stata la decisione del presidente Lenìn Moreno di togliere i decennali sussidi per il carburante. Dallo scorso 3 ottobre le manifestazioni si sono fatte sempre più intense, con scontri con la polizia e centinaia di arresti. Moreno ha dichiarato lo stato d’emergenza della durata di due mesi ed ha imposto il coprifuoco in alcune aree del centro della capitale Quito. Non solo. Ha anche deciso di spostare il governo sulla città costiera di Guayaquil. Tassisti e autotrasportatori tra i primi a far sentire la loro voce, a cui si sono poi aggiunti studenti e la popolazione indigena dell’Ecuador. La decisione di revocare i sussidi per il carburante è stata decisa per far risparmiare circa 1,3 miliardi di dollari, una misura di austerità in base agli accordi presi con il Fondo Monetario Internazionale che fornirà un credito di 4 miliardi di dollari. Le proteste hanno portato all’arresto di 500 persone, diversi feriti e due persone morte in circostanze da chiarire. La Chiesa ecuadoregna si è offerta di collaborare per trovare una soluzione alle tensioni. La voce di Mons. Eugenio Arellano Fernández, presidente della Conferenza Episcopale ecuadoregna