Ecclesia – Papa Francesco: il nunzio sia uomo di Dio. E per la Giornata mondiale dei poveri ricorda: sono persone, non numeri

13 giugno 2019

Un discorso importante quello consegnato dal Papa ai partecipanti alla Riunione dei Rappresentanti Pontifici che Francesco ha riunito da ieri fino a sabato, confermando la cadenza triennale di questi appuntamenti. Un testo che delinea attraverso quello che lo stesso Pontefice definisce una sorta di decalogo il volto che oggi è chiamato ad assumere chi rappresenta il Papa nei più diversi contesti, servendo la comunione della Chiesa. Tra i diversi tratti che Francesco indica, la centralità della preghiera, la fedeltà alla Chiesa e al Papa per cui “È inconciliabile l’essere Rappresentante Pontificio con il criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a Lui, alla Curia e alla Chiesa di Roma”. Ma anche la sobrietà, l’impegno a non accettare regali costosi, la condivisione della vita con il popolo che si è chiamati a servire. Alessandra Giacomucci ne ha parlato in Ecclesia di giovedì 13 giugno con Vincenzo Buonomo, Rettore della Pontificia Università Lateranense.

A commentare invece il messaggio per la Giornata mondiale dei poveri è intervento Valerio Landri, direttore della Caritas di Agrigento. Tema della riflessione di Francesco La speranza dei poveri non sarà mai delusa. Un richiamo forte del Papa a vivere la relazione con le persone povere facendosi insegnare la speranza e nello stesso tempo impegnandosi perché per loro il tempo di quella pienezza che il Signore promette possa essere atteso nella comunione con i fratelli. Impegno concreto e pressante perché il Papa denuncia la presenza di “una moltitudine di poveri spesso trattati con retorica e sopportati con fastidio. Diventano come trasparenti e la loro voce non ha più forza né consistenza nella società. Uomini e donne sempre più estranei tra le nostre case e marginalizzati tra i nostri quartieri”. E poi ricorda che “Gesù, che ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al centro, vuole dirci proprio questo: Lui ha inaugurato, ma ha affidato a noi, suoi discepoli, il compito di portarlo avanti, con la responsabilità di dare speranza ai poveri. È necessario, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani”.