Papa Francesco apre gli archivi di Pio XII nel 2020

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4 febbraio 2019 Papa Francesco ha deciso di aprire agli studiosi la documentazione su Papa Pio XII fino alla sua morte avvenuta nel 1958. Lo ha annunciato lo stesso pontefice incontrando in Vaticano la delegazione dell’archivio segreto vaticano. E ai partecipanti al seminario sull’America Latina, chiede un rinnovamento dei linguaggi. Il servizio di Rita Salerno

Francesco ha deciso di aprire gli Archivi segreti vaticani relativi al periodo della seconda guerra mondiale. C’era grande attesa intorno a questa apertura, perché da anni ci si divide sul comportamento di Pacelli rispetto alla persecuzione degli ebrei. La questione è legata alla controversia storiografica intorno al comportamento di Pio XII di fronte alla persecuzione nazista degli ebrei. Gli studiosi tendono a dividersi, anche nel mondo ebraico, tra chi lo accusa per i “silenzi” e le omissioni — a cominciare dalla razzia del ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943  — e chi parla di «leggenda nera» e si sofferma piuttosto sull’opera nascosta di salvataggio.

L’annuncio di Bergoglio durante l’incontro in Sala Clementina con i dirigenti ed il personale dell’Archivio Segreto Vaticano. Quella di Pio XII, osserva Francesco, è una figura già studiata, che “a volte” è stata criticata “con qualche pregiudizio o esagerazione” ma che tenne accesa nei periodi più bui di crudeltà “la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori”.

Sulla scelta di lasciare libera consultazione sui documenti del Servo di Dio Pio XII Francesco aggiunge:

“La seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare nella sua giusta luce, con appropriata critica, momenti di esaltazione di quel Pontefice e, senza dubbio anche momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, di umana e cristiana prudenza, che a taluni poterono apparire reticenza, e che invece furono tentativi, umanamente anche molto combattuti, per tenere accesa, nei periodi di più fitto buio e di crudeltà, la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori.”

L’intervista allo storico Agostino Giovagnoli sull’argomento è di Marino Galdiero