Il Papa e il dialetto della fede che si impara in famiglia. E poi la situazione in Nicaragua e in Italia il Progetto Policoro

Ecclesia 25 maggio

Ha parlato della famiglia, il Papa, ricevendo in udienza il personale della Questura di Roma e della Direzione centrale di Sanità insieme alle loro famiglie. Questa presenza è stata l’occasione per Francesco per rilanciare la centralità dell’esperienza che si vive tra le mura domestiche e la compagnia buona che la Chiesa vuole essere per le famiglie, alle prese con tante sfide, difficoltà, gioie. A questo è stata dedicata la prima pagina di Ecclesia di venerdì 26 maggio che, dopo aver proposto alcuni passaggi dell’omelia del Papa nella messa a Casa Santa Marta, si è parlato del Nicaragua. Nel Paese dell’America Latina alle prese con una fortissima crisi sociale e politica la Conferenza episcopale aveva accettato di accompagnare la mediazione. Un servizio da cui è stata costretta però a recedere a fronte delle pesanti minacce ricevute da vescovi e sacerdoti impegnati su questo, ma soprattutto per la indisponibilità delle parti a una reale dialogo. E ora si teme una nuova fiammata di violenza. A parlarne nel quotidiano di informazione religiosa Lucia Capuzzi, giornalista del quotidiano “Avvenire”, grande esperta di America Latina.

La pagina conclusiva di Ecclesia è stata dedicata al Progetto Policoro, oggetto di una comunicazione durante l’Assemblea dei vescovi in Vaticano. Un’esperienza significativa che la Chiesa italiana è impegnata sostenere e rilanciare. Lo spiega don Bruno Bignami , vicedirettore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro e responsabile del Progetto Policoro.