Fine vita, la sentenza della Consulta

INBLU NOTIZIE

26 settembre 2019 La Corte Costituzionale depenalizza “a determinate condizioni” il reato di aiuto al suicidio, esprimendosi sul caso del dj Fabo e Marco Cappato. Sconcerto dei vescovi. Critica la Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.


 

“Si devono chiarire i meccanismi di applicazione della  sentenza” afferma Filippo Aneli Presidente Fnomceo (Federazione Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri). “La Consulta richiama ancora il Parlamento. Vorremmo che la professione fosse salvaguardata. Noi consideriamo la malattia un nemico da sconfiggere e la morte l’avversario da allontanare. Vorremmo che le procedure che avviano questo processo del suicidio assistito fossero demandate a un funzionario o ad un pubblico ufficiale”


 

“È stato un fallimento del Parlamento”, afferma Graziano Del Rio Capogruppo alla Camera del Partito democratico. “Le tensioni nella maggioranza, le differenze tra Lega e 5Stelle non hanno aiutato il dialogo. Dobbiamo legiferare nell’ottica di tutelare i diritti di chi è più fragile di chi ha bisogno di vedere rafforzata la elazione di cura, lo dico da medico. Anche la persona in gravi condizioni deve essere sostenuta da tutte le cure possibili. C’è tanto lavoro da fare per evitare abusi che sarebbero pagati dalle persone più fragili

 

Sulla sentenza della Consulta abbiamo intervistato Adriano Pessina, bioeticista, ordinario di Filosofia Morale all’Università Cattolica di Milano

 

 “Non comprendo come si possa parlare di libertà”, dice monsignor Stefano Russo a proposito del suicidio assistito che grazie alla sentenza della Corte costituzionale viene depenalizzato nel nostro ordinamento. Il segretario generale della Cei, al termine dei lavori del consiglio permanente  dei vescovi italiani, punta l’attenzione sull’anomalia di un pronunciamento, così vincolante,  a cui si si arriva senza un passaggio parlamentare. In concreto – in vista di una legge che recepisca la sentenza della Corte – la Chiesa chiede di “lasciare libertà di coscienza ai medici, anche perché – spiega Russo – i medici sono lì per salvare le vite e non per aiutarle a morire”.