Il territorio parla
Sardegna: insularità in Costituzione; Busto Arsizio: Istituto Tosi abolisce i voti; Chiavari: attesa per riapertura omicidio Cella

10 novembre 2021

Il primo collegamentoè con Radio Kalaritana, Roberto Comparetti.
Insularità – Voto storico per la Sardegna, insularità in Costituzione. Primo sì unanime dal Senato alla proposta di legge per compensare gli svantaggi strutturali. Il principio di insularità varrà sia per la Sardegna che per la Sicilia. Votando a favore del testo proposto dalla Commissione Affari Costituzionali che recita “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”, la proposta di legge popolare che ha raccolto oltre 200mila firme dentro e fuori i confini della Sardegna, comincia il suo iter parlamentare forte di un semaforo verde che, per i promotori, ha una valenza straordinaria. Le parole del consigliere regionale Michele Cossa, presidente della Commissione regionale sull’insularità.
Essere un’isola comporta enormi costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l’obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani. Uno studio specifico sul problema, realizzato dall’Istituto Bruno Leoni, ha quantificato in circa 5.700 euro pro capite il costo dell’insularità per la Sardegna: circa 9 miliardi di euro l’anno (a fronte di un Pil della regione di circa 20 miliardi di euro). Da qui la richiesta al Parlamento: azzerare gli attuali svantaggi strutturali legati all’insularità per competere con pari punti di partenza con tutti gli altri cittadini italiani.

Il secondo collegamento è con Radio Missione Francescana, Fabio Gandini.
Uno degli istituti più rinomati della Provincia di Varese, l’Ite Tosi di Busto Arsizio, fondato nel 1951 e voluto e sostenuto dalle realtà imprenditoriali di una delle zone più industrializzate d’Italia, ha deciso di abolire i voti agli alunni durante l’anno scolastico. Ci sarà solo quello finale, a giugno, ancora obbligatorio per legge. Le parole della dirigente scolastica del Tosi, Amanda Ferrario. La scelta fa parte di una spinta all’evoluzione ancora più ampia, conseguente alla riflessione su come sia cambiata la scuola dopo la pandemia: per usare le parole della dirigente scolastica, “non è più un luogo di trasmissione del sapere, ma un facilitatore nell’acquisizione di competenze e nello sviluppo dei talenti”. Quindi, da una parte, spazio a insegnamenti non canonici ma assolutamente attuali, come imparare a valutare e selezionare una fonte di informazione, sostenere e confutare una tesi, lavorare in gruppo, parlare in pubblico e risolvere problemi. Dall’altra, appunto, l’assenza di voti intermedi (e l’abolizione dei quadrimestri) in luogo di una valutazione finale che tenga conto del percorso di ognuno, in base a una griglia di competenze da raggiungere per ogni ambito disciplinare. E nella valutazione finale saranno decisivi anche elementi inediti, come il volontariato, i progetti e i laboratori, il grado di socializzazione e di interazione raggiunto.

Il terzo collegamento è con Radio Aldebaran Chiavari, Elisa Folli.
Attesa a Chiavari per un Cold case, un omicidio irrisolto di 25 anni fa. Era il 6 maggio 1996 quando la giovane segretaria fu trovata in un lago di sangue, riversa dietro la scrivania del suo ufficio, dal datore di lavoro, il commercialista chiavarese Marco Soracco. Adesso, questo potrebbe diventare esempio di scuola dei cosiddetti cold case, perché, a cinque lustri di distanza, la Procura di Genova indaga formalmente una persona. Si tratta di Annalucia Cecere, che all’epoca dei fatti aveva 28 anni e, nell’ipotesi accusatoria formulata oggi, avrebbe ucciso Nada Cella per gelosia, nel tentativo di entrare nello studio e nella vita del commercialista. Oggi vive in Piemonte, in provincia di Cuneo. A riportare l’attenzione degli inquirenti su alcuni elementi raccolti e poi giudicati non rilevanti all’epoca è stata la criminologa Antonella Delfino Pesce, che ha affrontato il caso per farne una tesi di master e poi vi ha lavorato in costante contatto con la madre della vittima, Silvana Smaniotto, mai rassegnata al fatto che la morte della figlia rimanesse un mistero insoluto. Di certo, oggi si torna a lavorare sul caso a seguito di molti errori commessi all’epoca. Noi abbiamo sentito Sandro Sansò, all’epoca cronista di nera del Secolo XIX, che spiega come l’approccio degli investigatori all’epoca fosse stato gravemente viziato dal fatto che i soccorsi e le forze dell’ordine, chiamati da Soracco, avessero trovato Nada ancora viva e immaginato una causa accidentale all’avvenuto.